I ministranti e il servizio all'altare
- Catechisti Parrocchiali
- 1 gen 2014
- Tempo di lettura: 3 min
Fra i servizi pastorali che ho svolto, quello con il gruppo dei ministranti è stato il più bello, il più difficile e quello che mi ha lasciato bellissimi ricordi e che mi manca tantissimo. Sono convinta che la maggiorparte del successo-insuccesso dipenda dal responsabile, perché, per ottenere risultati che durino nel tempo, ci vuole tanto lavoro e passione, ma anche sacrifici.
Il gruppo chierichetti è diverso da quello della catechesi o dell'oratorio, anche se necessita ugualmente di approfondimento della fede. Lo si può considerare un po' come la cartina al tornasole (la linguetta di carta che si usa in chimica per vedere il ph delle sostanze) della comunità: se c'è un gruppo di chierichetti, che offre il suo servizio in quasi tutte le celebrazioni, potete affermare che la vostra comunità è davvero impegnata.
E' vero, il gruppo chierichetti è un optional, a differenza del gruppo di catechesi che è necessario. Il primo, però, fa da collante per gli altri gruppi. Nella mia esperienza è stato così. Un vero miracolo! Certo, il Signore ci ha concesso tanto, ma ci vuole anche metodo, olio di gomito e molto entusiasmo. Nelle librerie cattoliche e nelle diocesi ci sono pochi sussidi che spiegano come preparare un gruppo ministranti; non ci sono corsi per animatori e responsabili di tali gruppi; ci sono tante guide liturgiche, ma manca chi abbia raccontato la sua esperienza o chi abbia provato a dare consigli in merito.
Il servizio e la preparazione necessaria è un mix tra quella del catechista, dell'educatore e dell'animatore liturgico. Ho ricevuto grande vantaggio dall'esperienza e dalla formazione in oratorio, ma soprattutto dal servizio di catechista, sia prima che iniziassi l'impegno di animazione con i chierichetti sia durante; è stato uno degli ingredienti vincenti nella mia esperienza.
Il ministero di catechista mi ha favorito in quanto:
- ho ricevuto e coltivato una formazione adeguata per preparare i faciulli alla prima Comunione e, in particolare, per aiutarli a capire il significato della Messa;
- ho vissuto a contatto diretto con i bambini e i ragazzi della catechesi, anche con quelli a cui si faceva la proposta del servizio all'altare;
- ho conosciuto personalmente i genitori;
- ho potuto coinvolgere gli altri catechisti.
Il tempo che si dedica all'approfondimento della liturgia e della Messa è un tempo opportuno per proporre ai fanciulli il servizio all'altare, in quanto, sentendosi più vicini al mistero eucaristico e desiderosi di ricevere Gesù, si dimostrano molto più propensi a entrare con entusiasmo nel gruppo ministranti.
I chierichetti, infatti, sono gli stessi fanciulli che partecipano alla catechesi; il catechista, quindi, che conosce già i genitori, ha la possibilità di rivolgere una proposta personalizzata ai fanciulli e di chiedere la collaborazione e il sostegno agli altri catechisti dal di dentro, non da estraneo. anzi, il fare questo servizio può essere illuminante anche per gli incontri di catechesi.
Il ruolo del catechista è, quindi, importante per la promozione del gruppo, e i bambini tengono in alta considerazione (soprattutto alle elementari e nei primi anni) quello che propone il catechista. egli deve parlare con entusiasmo dei ministranti, non come un di più, ma come una grande opportunità per avvicinare fanciulli e ragazzi (e soprattutto le loro famiglie) alla vita della comunità. Come un modo anche per far partecipare con assiduità alla Messa domenicale.
Insomma, occorre motivare i catechisti, facendo sentire importante la loro presenza nella vita dei fanciulli. Ho constatato che, quando i catechisti non hanno "collaborato", non sono sorti ministranti dai loro gruppi. Forse non guasterebbe neanche un pizzico di competizione fra gruppi di catechesi... giusto un poco.
Fondamentale è anche la collaborazione dei genitori, ed è opportuno prevedere attività o momenti di preghiera che i genitori vivano insieme con i propri figli, cui può seguire una cena di condivisione. Indispensabile è la presenza del sacerdote, sia nel momento della preghiera, lasciando spazio a un suo intervento, sia nel momento conviviale. Un gruppo ministranti senza il sacerdote non ha senso, in fondo stanno attorno all'altare assieme a lui.
L'esperienza che ha dato più frutti, anno dopo anno, è stato il campo di fine anno al mare in autogestione; attività che si è potuta realizzare grazie all'aiuto dei genitori.
Il dono più bello è stato quello di aver avuto un gruppo affiatato, appasionato, che ogni anno cresceva in numero e in preparazione. La soddisfazione più grande è stata quella di favorire la crescita di ministranti che, poi, hanno continuato il servizio anche dopo la cresima, creando anche un gruppo lettori.
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